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25 liceali pugliesi in viaggio verso Camini (RC): un modo nuovo di fare accoglienza

di Marilù Ardillo
25 liceali pugliesi in viaggio verso Camini (RC): un modo nuovo di fare accoglienza

"È un'esperienza che mi ha cambiata. Il miglioramento deve partire da noi".
Sono stati i racconti di Douaa, Muskan e Asib, gli occhi di Mohamed, a ispirare la riflessione di Laura, che insieme ad altre 24 studentesse del Liceo Classico "A. Oriani" di Corato (BA) ha compilato un diario di bordo quotidiano durante l'esperienza di alternanza scuola-lavoro compiuta a dicembre 2017.
La scelta della meta non è stata casuale: si intendeva offrire la possibilità a queste giovani ragazze che hanno scelto un indirizzo di studio psicologico-sociale di conoscere e sperimentare i modelli di accoglienza dei migranti proposta dai sindaci Domenico Lucano e Giuseppe Alfarano, rispettivamente di Riace e Camini, nella provincia di Reggio Calabria.
Sono entrambi modelli intelligenti e rispettosi delle esigenze di tutti, modelli aperti e quasi disarmanti per la loro semplicità.
Con la collaborazione della cooperativa sociale Eurocoop Jungi Mundu (che significa Unisciti al mondo e che gestisce lo SPRAR - Sistema di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati) presieduta da Rosario Zurzolo, il sindaco di Camini ha tentato l'impresa rivoluzionaria di ripopolare il suo piccolo paese aprendo le porte a rifugiati e i migranti alla ricerca di un posto sicuro che somigliasse più possibile ad una casa. E che soprattutto ne avesse lo stesso calore e  protezione.
Lo spirito di questo straordinario progetto è lo stesso di una famiglia, che accoglie senza giudizio e senza riserve, con l'unico intento di riconoscersi in un legame e lavorare insieme per fabbricare speranze.

L'esperienza è durata 5 giorni, per un totale di 40 ore, ed è stata possibile grazie alla stipula di un accordo tra l'Istituto "A. Oriani", il comune di Corato e di Camini e la Fondazione Vincenzo Casillo,  che tiene particolarmente all'incontro tra culture e integrazione e che in virtù di questo ha donato un contributo per la realizzazione della fase esecutiva. Perché il fenomeno dell'immigrazione non sia solo un'emergenza sociale, ma diventi un'opportunità.

La sfida sta in un innovativo esperimento di inclusione che coniuga accoglienza e sviluppo, elabora nuove forme di convivenza e studia progetti di integrazione sostenibile capaci di rivitalizzare anche l'economia locale in crisi.
I migranti a Camini svolgono svariate attività, quasi tutte di natura artigianale. Hanno la possibilità di mettere a frutto i propri talenti, di acquisire delle competenze e di metterle a frutto in una visione di bene comune. Le ragazze infatti hanno potuto fare pratica concreta di lavoro in un ambiente ricco di valori, informale e non competitivo, imparando ad osservare e agire in un contesto organizzativo che ha dei linguaggi specifici.

Molte delle ragazze raccontano di aver vissuto un'esperienza talmente intensa da temere di sminuirla con le parole. Ci sono molte fotografie a testimoniare la bellezza e la ricchezza. E molte piccole finestre lasciate aperte su quei colori.
Hanno trascorso ogni giorno a stretto contatto con i migranti e con i paesani, diventando dirette osservatrici e compartecipanti di uno stare insieme reinventato. Hanno ascoltato le storie, cogliendo l'imperdibile occasione di potersi concentrare sull'altro. E hanno reimparato a dire grazie.
Hajar che in una serata dedicata alle donne smette il velo, chiude gli occhi e danza sensuale e divertita. Il pranzo multietnico che profuma di lontano e di buono. Cusmano che insegna a fare il piastrellista ad un ragazzo che presto diventerà papà e che spera sia maschio per poterlo chiamare Cusmano. Asman che fruga nelle sue tasche cercando qualcosa da regalare.
Il racconto teatrale di Ba, il tempo piano e disteso a giocare con i bambini. La poesia di quei vicoli silenziosi.
Più che sistema o modello, potremmo forse definirlo un modo di rendere l'accoglienza, di ripensare l'esistenza e un modo di costruire una buona pratica di alternanza scuola-lavoro. Un modo che genera lavoro per il lavoro, che miete confronto, scambio e reinventa il disagio in una nuova chiave di gratuità.
Un modo replicabile, in tutti quei territori capaci di anteporre il valore umano a qualsiasi altra condizione.

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